fonte infoaut.org
Da un po’ di giorni il comune di Torino ha individuato lo stabile occupato dall’Asilo squat
come possibile sede di un’associazione di immigrati rumeni. Grazie alla
“disinteressata sollecitazione” del centro destra, di colpo il comune
si è trovato a voler donare una sede ad un’associazione, capofila di
altre, che ha bisogno di uno spazio in città per le proprie attività.
Non vogliamo entrare nel merito delle attività dell’associazione come è
stato fatto, certo è che fa strano vedere tal impegno da parte
dell’amministrazione a trovare una sede ad un’associazione di immigrati
e ad individuarla nello stabile dove vive una casa occupata. Fa strano,
perché non abbiamo visto lo stesso impegno quando mesi fa alcuni
rifugiati del Darfour, ridotti a fame, dormivano al Valentino. Non
l’abbiamo proprio vista e solo la mobilitazione degli immigrati stessi,
dei centri sociali e di alcune associazioni hanno obbligato il comune a
dare un tetto a chi era fuggito da guerre e morte.
Oggi invece il comune si scopre “accogliente”, e si sta impegnando a
trovare una sede ad un’associazione che ne ha bisogno. Fin qui nulla da
dire se questo avvenisse sempre e non solo per chi magari rappresenta
voti alle prossime elezioni e che magari ha organizzato il capodanno in
piazza l’anno scorso con il sindaco sul palco.
Non ci sarebbe nulla da dire se, guarda caso, l’unico stabile
individuato è una casa occupata, che vive da più di una decina d’anni.
Non diremmo nulla se non fosse che il comune da tempo si è devoto alla
speculazione edilizia vendendo i propri stabili alle banche e ai soliti
palazzinari che delle città stanno diventando proprietari, padroni e
sfruttattatori.
Non diremmo niente in altri casi, ma qui qualcosa da dire lo abbiamo.
Leggiamo in questa strategia un modo democratico di sgomberare una casa
occupata, opponendogli forme di accoglienza sociale necessaria;
inclusione e solidarietà che puzzano tanto di farsa.
Conosciamo bene la nostra città e sappiamo quanti stabili dimessi
esistono.Sappiamo quanto valgono a livello elettorale gli immigrati che
ne hanno diritto, e conosciamo i modi che i politici hanno per
arruffianarseli.
Sappiamo altrettanto bene che nelle città securitarie, non c’è spazio
per centri sociali e case occupate. Figurarsi, non c’è spazio per chi
non ha una casa, per chi non ha un lavoro, per chi fa fatica a vivere
nei paletti di questa società, perché diverso o solo perché non
italiano.
Sappiamo che in questo modo Chiamparino risolve due problemi in una volta sola, utilizzando questa vicenda.
Noi non ci stiamo, da sempre difendiamo gli spazi sociali, anche se
diversi dai nostri, con altre prerogative, con le giuste differenze, ma
noi li difendiamo, e con l’Asilo siamo solidali e non lasceremo che
venga sgomberato.
Nelle città, i centri sociali e le case occupate rappresentano forme di
antagonismo, di conflitto, di anti-istituzionalità o semplicemente di
alternatività, che vanno difesi, valorizzati e rilanciati. Anche se
fosse solo il difendere il diritto ad abitare gli spazi sarebbe di per
se, in metropoli messe a valore a tal punto, giusto e praticabile.
Solidarietà all’Asilo Squat
Difendiamo gli spazi di libertà nelle metropoli.
Csoa Askatasuna e Murazzi